di Chiara D’Elia

Distribuited Ledger Technology (DLT) e blockchain

Le blockchain sono delle Distribuited Ledger Technology strutturate in modo da gestire le transazioni all’interno di una catena di blocchi. Dal punto di vista tecnico, ogni blocco si “aggiunge” alla catena sulla base di un processo basato sul consenso distribuito[1] su tutti i nodi della rete, ovvero con la partecipazione di tutti i nodi che vengono chiamati a contribuire alla validazione delle transazioni presenti in ciascun blocco e alla loro inclusione nel registro. Non si può che evidenziare la caratteristica fondamentale che distingue la DLT da una semplice replica delle informazioni – accessibili localmente dal singolo nodo in lettura ma modificate solo attraverso l’intervento di un ente centrale che determina quali aggiornamenti distribuire a tutti i nodi della rete – ossia la capacità da parte dei sistemi che la adottano di gestire anche le modifiche al registro stesso in maniera distribuita.

Grazie a questo tipo di database qualsiasi contenuto, dato o persino proprietà può essere registrato o rappresentato digitalmente sulla blockchain in forma crittografata, consentendo alle persone di effettuare transazioni direttamente, istantaneamente e sotto pseudonimia. In quanto tali, le tecnologie blockchain offrono la promessa che molti dei primi visionari di Internet speravano: uno spazio di interazione più flessibile, paritario ed equo con un numero inferiore di organizzazioni centralizzate le cui funzioni sono disaggregate in entità più decentrate. Ebbene, l’obiettivo primordiale della tecnologia decentralizzata, distribuita e criptata è di poter conferire il potere economico nelle mani degli utenti con dei Libri Mastro che possono essere aggiornati, gestiti, controllati e coordinati non più solo a livello centrale, ma in modo distribuito, da parte di tutti gli attori.

Facilitando il passaggio da un sistema centralizzato a uno decentralizzato, la blockchain libera in modo efficace i dati precedentemente conservati in silos protetti e separati, e quasi sempre non interoperabili tra loro, producendo l’integrazione tra essa ed altre tecnologie. È ormai stato acquisito che la blockchain per le sue caratteristiche principali – si pensi alla sicurezza informatica che garantisce grazie all’uso combinato di tecniche crittografiche e di meccanismi di consensus – sta convergendo con altre tecnologie e, soprattutto, con il Cloud Computing, l’Intelligenza Artificiale e l’Internet of Things, che si alimentano e sono fonti di una immensa mole di dati. In relazione a quest’ultimi la blockchain può essere inglobata come infrastruttura per aiutare nello scambio e nella condivisione garantendo un alto grado di sicurezza eliminando alcuni degli inconvenienti che si creano con l’aumentare dei dispositivi e delle connessioni[2].

Appare evidente come la blockchain si presti ad essere interpretata e ad essere un archetipo, ancor prima di una tecnologia, su cui si fonda una nuova e rivoluzionaria concezione della decentralizzazione, della fiducia e della partecipazione.

Come si è detto la blockchain la si può intendere come una evoluzione del concetto di ledger – Libro Mastro. Tale tecnologia è infatti la realizzazione del Distribuited Ledger, come progresso del Centralized e Decentralized Ledger. La blockchain è, secondo questa accezione, un registro in cui immagazzinare dati, distribuito tra più utenti, i quali interagiscono come pari senza la necessaria intermediazione di un server che consenta e controlli le transazioni scambiate tra gli utenti. Il server c’è, ma è solo una piattaforma che consente lo scambio non essendoci più il necessario rapporto tra quest’ultimo e l’utente. Le transazioni sono assicurate tramite un meccanismo di crittografia e vengono archiviate se ritenute “valide” da un numero predefinito (solitamente la metà più uno) di utenti. Questo modello di architettura permette di interpretare il database in senso molto più ambio rispetto al passato. Non si può semplicemente declinare il ledger come un archivio, ma piuttosto come un nuovo rapporto tra persone e informazioni.

[1] I presupposti per le DLT sono nella creazione di grandi network costituiti da una serie di partecipanti dove ciascuno è chiamato a gestire in modo indipendente un nodo di queste rete ma sotto il controllo consensuale degli altri nodi. Pertanto in questo modo ogni partecipante è in grado di processare e controllare ogni transazione ma nello stesso tempo ogni singola transazione, ancorché gestita in autonomia, deve essere verificata, votata e approvata dalla maggioranza dei partecipanti alla rete.

[2] È ormai stato acquisito che la blockchain rappresenta un nuovo paradigma di condivisione dei dati a causa delle sue caratteristiche di sicurezza informatica, che garantisce in maniera maggiore rispetto a qualunque altro tipo di database per effetto delle tecniche crittografiche che essa combina nel suo funzionamento e dai meccanismi di consensus che applica. È proprio grazie a queste possibilità offerte dalla blockchain che essa sta convergendo con altre tecnologie e, soprattutto, con il Cloud Computing, l’Intelligenza Artificiale e l’Internet of Things, che si alimentano e sono fonti di una immensa mole di dati, in relazione ai quali la blockchain può essere inglobata come infrastruttura per aiutare nello scambio e nella condivisione garantendo un alto grado di sicurezza.